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8 marzo: "Non è un mestiere per donne?": intervista a Valeria Raimondo

di Giorgia Carducci, Edoardo Di Stasio, Francesco Martiello

5C Liceo delle Scienze Umane - opz. Economico/Sociale



Molto spesso le donne sono chiamate a scegliere tra famiglia e carriera, tra aspirazioni personali e costrizioni sociali. Questo, ad esempio, accadde a Clara Shortridge Ford che, mossa dalla sua passione per la giustizia, si dedicò allo studio diventando la prima donna avvocato in California, superando numerose resistenze. Infatti, a quell’epoca (1878), alle donne in California era preclusa la carriera forense. Pur riuscendo in questo suo obiettivo, ottenendo una riforma della normativa in materia, non le fu permesso di frequentare l’Hastings College of Law per proseguire la sua carriera, in quanto “...la sua presenza e il fruscio della gonna avrebbe disturbato i giovani uomini”.


Stiamo parlando di una situazione molto lontana nel tempo, ma non così tanto nel comune sentire: quante volte è stato detto a una donna “questa è una cosa da uomini”? È una situazione di discriminazione che ancora oggi ci colpisce e per combatterla sono state create diverse associazioni. Oggi conosciamo l’ADGI (Associazione Donne Giuriste Italia), che tutela i diritti e lotta per la parità di genere per le giuriste italiane, grazie all’Avv. Valeria Raimondo, vicepresidente della sezione romana, dal 2017 al 2022.


Buongiorno Avvocato e grazie per averci dato l’opportunità di conoscerla. Cominciamo.

In quanto avvocato penalista, di cosa si occupa maggiormente?

Buongiorno a voi. Allora, oltre ad offrire consulenza alle aziende, mi occupo principalmente di reati economici commessi dai cosiddetti “colletti bianchi”. Nel concreto, si tratta di bancarotta, reati fiscali, corruzioni, truffe.


Invece in quanto socia ed ex vicepresidente della sezione romana dell’ADGI, quali sono le principali iniziative dell’Associazione per rimuovere tutti quegli ostacoli di natura culturale e amministrativa che, di fatto, non consentono alla donna di avere le stesse possibilità dell’uomo in ambito lavorativo?

L’ADGI si occupa di concretizzare il principio di “uguaglianza sostanziale” enunciato dall’articolo 3 della nostra Costituzione; fondamentalmente svolge tanto un’attività formativa, attraverso l’organizzazione di convegni, incontri o dibattiti, quanto di stimolo normativo. Ad esempio, un caso recente riguarda la normativa sulla certificazione della parità di genere, che concede alle aziende dei bonus nel momento in cui queste dimostrino di garantire una equa distribuzione dei ruoli e delle responsabilità tra uomo e donna.

Vi faccio un esempio: nella professione dell’avvocato, le donne sono più degli uomini, stessa cosa nella magistratura.

Il problema, però, è l’accesso al secondo step: il ruolo di responsabilità. In azienda non ci sono donne che sono amministratori delegati, ci sono poche donne dirigenti. In magistratura, è utile un’immagine statistica raffigurante una piramide che ha una base rosa e un vertice azzurro. Quindi oggi il tema non è tanto quello di accedere, ma quello di emergere.


Durante la sua carica, c’è stato un dato che l’ha colpita maggiormente?

Oltre ad essersi verificato un incremento della presenza di donne nel mondo dell’avvocatura, tra queste si è ridotta la reciproca competizione. Questo dato può sembrare banale, ma non lo è considerando che nel caso degli uomini c’è sempre stata più coesione tra di loro, probabilmente a causa del fatto che gli uomini devono lottare meno per ricoprire ruoli di potere, diversamente dalle donne.


Secondo lei, l’assenza della donna ai vertici dello Stato, come nel caso della Presidenza della Repubblica, dove ancora non è mai stata eletta una figura femminile, è dovuta ad un ostacolo meramente culturale, oppure c’è anche una responsabilità politica?

Credo che la politica sia anche lo specchio della cultura; quindi, non c’è l’uno senza l’altro e sicuramente avere un Presidente del Consiglio donna per la prima volta nella nostra storia rappresenta un grande traguardo.

Ciò, assieme alla recente nomina di Elly Schlein come segretario del PD, suggerisce che nel nostro Paese qualcosa sta cambiando. Tuttavia, per abbattere uno stereotipo di genere insito nella nostra società, è necessario porre una particolare attenzione all’istruzione primaria perché numerosi libri di testo ancora riportano esempi come quelli in cui alla donna vengono affidati lavori domestici, mentre all’uomo lavori intellettuali. Se continuiamo a proporre questi stereotipi ai nostri bambini, allora queste radici culturali rimarranno salde.


Crede che l’ordinamento giuridico italiano, ad oggi, possieda strumenti tali da permettere il raggiungimento della parità tra uomo e donna, seppur non nell’immediato?

Noi abbiamo una Costituzione che reca in sé già tutti i principi necessari per raggiungere la parità tra uomo e donna, bisognerebbe solo renderli concreti attraverso una politica attuativa che, ad esempio, potrebbe ispirarsi a normative straniere più moderne. Pensiamo al caso del congedo parentale nei luoghi di lavoro non pubblici: se una donna partorisce, è lei a beneficiarne affinché accudisca il figlio: l’uomo non vi ricorre. Eppure sarebbe rilevante per agevolare la donna nella ripresa della sua carriera professionale. Ma del resto, anche in questo caso il fattore culturale è determinante, perché nessun uomo chiederebbe il congedo parentale per poi essere vessato, limitato e criticato con ironia sul posto di lavoro.



Prima ha parlato di come, per ottenere un cambiamento istituzionale, è necessario che ci sia alla base un cambiamento culturale. Crede che sugli argomenti relativi alla violenza e alla disparità fra uomo e donna ci sia oggi una maggiore sensibilità?

Penso di si. È vero che c’è più visibilità e più sensibilità circa queste tematiche, principalmente tra i giovani. Ribadisco che il ruolo delle future generazioni è fondamentale per arrivare a un giorno in cui un uomo vedrà una donna come sua pari, e la donna si sentirà tale, scoprendo la possibilità di arricchirsi vicendevolmente.

Tuttavia, si tratta di un percorso ancora molto lungo se pensiamo a quanti uomini commettono violenza contro le donne, arrivando talvolta alla violenza più forte: uccidere i propri figli per punire la donna.


Per quanto riguarda la violenza di genere, possiamo affermare che il numero delle donne vittime di violenza da parte dell’uomo continui ad aumentare. Ciò potrebbe essere dovuto ad una qualche mancanza a livello di Esecutivo? Cosa si può fare per ridurre il numero delle vittime?

Hai ragione nel dire che i femminicidi continuino ad aumentare in maniera impressionante, ed è un dato scioccante se si considera come gli omicidi si siano ridotti notevolmente negli ultimi quarant’anni.

I provvedimenti adottati dal Paese per contrastare gli episodi di violenza sono vari: il legislatore ha introdotto il Codice Rosso che prevede un regime di urgenza, c’è un canale preferenziale per le denunce di stalking o maltrattamenti, o ancora, sono state formate le forze dell’ordine affinché indirizzino la donna interessata verso alcune associazioni competenti per trovare un rifugio sicuro.

Dal punto di vista normativo non è facile: bisogna verificare la veridicità della denuncia della donna e, d’altra parte, tutelare l’indagato perché ci sono quei pochi casi in cui le donne inventano o amplificano la violenza per motivi di diversa natura, spesso economici.

Il tema è complesso, e non sempre è possibile tutelare tutte le vittime in quanto alcune non denunciano perché, ad esempio, non hanno un’altra casa dove andare o semplicemente non possono mantenersi, quindi, bisognerebbe anche educare la donna all’indipendenza.

A livello normativo si è fatto qualcosa, ma, ancora una volta, l’educazione culturale sarà quella che ci consentirà di raggiungere degli obiettivi; la repressione viene dopo, perché se la persona è cresciuta in modo deviato, pensando che la donna sia un oggetto da possedere e che non possa dire di “NO”, come succede anche per la violenza sessuale, purtroppo sarà difficile che cambi la sua percezione.

Molto importante è anche la solidarietà sociale: non è sufficiente non essere bulli o aggressori, bisogna anche verificare che non esistano vicino a noi tali situazioni. Non sempre si ha la percezione del pericolo. Ad esempio, un fidanzato troppo geloso che strattona la ragazza, dallo strattonamento può arrivare allo schiaffo e poi ad altro. In questo caso chi è vicino alla ragazza deve riuscire a farle vedere la realtà.


Per finire, quali consigli darebbe ad una giovane donna che vuole intraprendere un percorso giuridico?

Sicuramente le direi che al giorno d’oggi se veramente ci crede, può arrivare ovunque purché studi e sia preparata per essere inattaccabile. Inoltre, è importante ricordare che bisogna fare tutto ciò da donna, senza assumere schemi di comportamento maschili perché dalla nostra abbiamo una grande risorsa: l’empatia che spesso ci aiuta nella relazione con i clienti. Quindi si può essere madri, si può essere mogli, si può essere tutto. Lavorando tanto, lavorando con gratificazione, anche queste professioni, che un tempo erano maschili, si coniugano benissimo con quella che è l’affermazione della persona, e se si è realizzati a livello professionale si è migliori in tutto.


La situazione è molto cambiata dall'episodio di Clara Shortridge Ford, ma come abbiamo visto il tema è rimasto fortemente attuale. Seguendo i consigli dell'avv. Valeria Raimondo, attraverso la formazione delle future generazioni e la valorizzazione dei rapporti tra uomo e donna, certamente si potranno contrastare le disparità sociali ed intervenire nella cultura comune a favore della figura femminile.

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