Studenti e studentesse
3A Liceo Classico
Questo “articolo”, se vogliamo chiamarlo così, è composto da riflessioni e commenti che il terzo A classico ha presentato ai suoi insegnanti dopo una visita di istruzione un po’ particolare. Due sono stati i momenti salienti del percorso, quello legato alla fruizione delle opere anche per chi ha una disabilità sensoriale e quello della riflessione su un mondo che si presenta difficile e pieno di ostacoli per i “diversi”.
Saranno i ragazzi stessi, con degli stralci del loro lavoro a spiegare di cosa si è trattato ed anche se non abbiamo potuto inserire l’apporto di tutti, crediamo di aver interpretato bene, con quanto pubblicato, il sentire di tutti noi, insegnanti e studenti, della 3 A.
“In un MUSEO l’apertura al “pubblico” è un requisito imprescindibile, senza il quale il museo non potrebbe definirsi come tale. Il museo è quindi un luogo nel quale non si deve mettere in atto alcun tipo di discriminazione e si dovrebbe dotare questo ambiente di tutti i requisiti necessari a soddisfare anche le esigenze di chi soffre di una qualsiasi disabilità sensoriale….”
Michele
“L’esperienza: un’esperienza nuova sulla base di
• Sensibilità
• Comprensione
• Didattica
• Socialità
• Arte
• Tatto
• Vista”
Martina
“Il giorno cinque ottobre 2022 la classe 3A classico ha partecipato ad un’uscita didattica alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, organizzata dai docenti. Dopo aver affrontato diverse volte in aula il tema delle disabilità, e tutto ciò che tale difficoltà comporta, gli alunni hanno avuto la possibilità di passare una mattinata in compagnia di alcune persone non vedenti e ipovedenti e di poter, con il loro aiuto, esplorare e percepire il museo in una maniera del tutto nuova”.
Costanza
“I ragazzi della 3A hanno avuto la possibilità di vivere in prima persona una serie di progetti dedicati all’inclusione, con il fine di garantire ed aprire le porte dei musei rendendoli il più possibile accessibili alle persone con disabilità”.
Alessia
“E stata un'esperienza davvero strana camminare nel museo da bendata, mi sembrava di camminare nel vuoto, ho notato che le stanze erano molto ampie, mi hanno spiegato infatti che grazie all’eco che riproducono, una persona non vedente è in grado di capire più o meno quanto è grande la stanza intorno a sé.”
Martina
“…. la mia classe ed io abbiamo attivamente partecipato a quello che potrebbe essere definito un approccio “altro” alla fruizione delle opere artistiche, siamo stati coinvolti nelle storie ed esperienze di più persone con cecità complete e parziali, nelle loro difficoltà e nei loro adattamenti alle situazioni.
(….) perché quando si arriva ad utilizzare il tatto, non solo si sentono sensazioni di rapporto stretto quasi intimo con l’opera, ma si riescono a captare una miriade di altri dettagli, come la temperatura dell’oggetto e quindi il materiale di cui è fatta, dettagli della struttura che non verrebbero scrutati dalla sola vista, come insenature di un naso, profondità e misura delle linee dei muscoli o delle linee degli occhi, piccoli dettagli sui quali spesso non ci si chiede neppure se ci siano, come ultimo, ma non per importanza, lo scoprire passo dopo passo, poco a poco tutta l’opera da cima a fondo, poiché se con lo sguardo riesco a vedere immediatamente tutta la figura all’istante, con il tatto vengo portato alla scoperta di tutte le parti di un'opera una dopo l’altra aumentando l’interesse e la curiosità con l’avanzare della scoperta dei dettagli delle parti”.
Lorenzo
“E SE LA MENTE AVESSE GLI OCCHI?
L'organo della vista non è l'occhio, ma la mente
Io non pensavo.
Non credevo.
O meglio, non ci avevo mai riflettuto fino in fondo, ma ci sono tanti modi di vedere le cose.
L’occasione per scoprirlo è stata una visita insieme a persone non vedenti e ipovedenti alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, un luogo che ho visitato già tante volte e che, di colpo, mi è sembrato un posto diverso, come se non lo avessi mai realmente visto sino a quel giorno.
Quando ci muoviamo e giriamo all’interno di un museo, a volte osserviamo distrattamente i capolavori che ci circondano, ma anche quando li guardiamo con attenzione, con molta attenzione, e pensiamo di avere appreso proprio tutto dell’opera NON È DAVVERO COSÌ (…….): il nostro limite è proprio la vista, che pensa di “vedere” tutto, quando non tutto si coglie attraverso gli occhi.
Plinio Il Vecchio diceva che si vede con la mente e non con l’occhio, perché gli occhi sono capaci di guardare ma non bastano per vedere.
Ed infatti quando toccavo quelle opere ad occhi chiusi ho avuto quasi l’impressione di vederle lo stesso, come se la mia mente avesse degli occhi propri in grado di captare tante delle caratteristiche dell’opera d’arte che gli occhi, da soli, non sono in grado di PERCEPIRE”.
Carlo
“Quando avevo la benda sugli occhi ho notato come tutti i miei sensi si accentuassero, ed è stato interessantissimo notare come il tatto si fosse trasformato nella mia vista (……).
Credo, che tra tutte le disabilità, perdere la vista è forse quella che inquieta di più.
La cecità fa paura a chi non ce l'ha. Quando incontriamo un cieco, noi vedenti entriamo in ansia e agitazione. Appena ci accorgiamo del bastone, o del cane guida o degli occhiali da sole che spesso i non vedenti usano per nascondere degli occhi semplicemente “diversi”, ci imbarazziamo, e ci guardiamo intorno. Quasi siamo sollevati quando con il suo sguardo fermo passa oltre. Eppure la vista, tutta concentrata com’è sull’apparenza, spesso ci impedisce di vedere a fondo le cose. Forse noi vedenti siamo tutti un po’ ciechi. Ciechi che vedono. Persone che possono vedere ma non guardano”.
Martino
“Ho toccato con mano per la prima volta che cosa significhi avere delle disabilità, poiché le nostre guide erano persone non vedenti. Ho imparato attraverso il tatto e il contatto con l’opera a riconoscerne le forme e con la mia fantasia rintracciare il suo movimento e la vitalità che sentivo esprimere come se davvero potessi vederla. Durante tale esperienza indossando una benda sugli occhi ho sentito una sensazione diversa, come se i miei sensi fossero stati richiamati amplificando odori, suoni e i miei stessi movimenti. Anche dopo aver tolto la benda ho provato una sensazione di smarrimento come se lo spazio intorno a me fosse ancora incerto e da esplorare e questa forte emozione mi ha restituito rapidamente il grande impatto emotivo dell’essere stata bendata sentendomi non vedente, anche se per breve tempo. L’incontro con questo gruppo di persone con disabilità mi ha colpito molto e mi ha indotto a pensare a quanto possa essere diversa la loro realtà dalla mia, a quante risorse debbano mettere in campo per crearsi la possibilità di avere una vita il più possibile “normale”. Un altro aspetto su cui ho riflettuto è quello legato a quanta forza e coraggio si debbano attivare per riuscire a conquistare la possibilità di sentirsi parte di una società o di un contesto sociale specifico sebbene quotidianamente ci si debba scontrare con i mille ostacoli che questo sistema presenta”.
Maia
“…ad accoglierci c’era una splendida signora di nome Simonetta con il suo cane guida Tea ed il signor Luciano. (….) Molto interessante è stato sapere come vivono la loro vita ogni giorno ad esempio la signora Simonetta deve percorre ogni giorno la stessa strada con il suo cane guida o l’utilizzo del telefono con i comandi vocali o anche muoversi nei posti chiusi mediante il bastone. Ed è stata proprio questa l’esperienza che mi ha colpito di più: salire per una rampa, scendere le scale con la sola guida del bastone…
Questa giornata mi ha segnato molto poiché provando anche se solo per qualche minuto cosa significhi essere ciechi sono rimasto affascinato di come queste persone vivano la loro vita non abbattendosi mai ma lottano e convivono con il non vedere, tutto ciò secondo il mio giudizio li onora molto”.
Tommaso
“Abbiamo provato sia bendati che non il libro del tatto, il braille, un sistema di scrittura in rilievo, che si “legge” con i polpastrelli ed infine, spinti dalla curiosità, ci siamo fatti spiegare da Camilla, una delle persone che ci accompagnava, come faceva dal parrucchiere, nei negozi……”
Martina
“Successivamente sempre bendati ci hanno messo davanti delle monetine chiedendoci di riconoscerle, quest’ultima attività mi ha permesso di rendermi conto di quanto un semplice gesto che compio quotidianamente per persone non vedenti possa essere difficile. (……) Ma l’attività che sicuramente mi ha colpito di più è stata camminare autonomamente (sempre bendati) con il bastone. Ci hanno fatto fare un breve percorso che comprendeva anche scendere le scale. Ed è stato proprio lì che mi sono resa conto di quanto effettivamente possa essere impegnativo per persone non vedenti condurre una vita normale, fare cose che io ritengo banali”.
Giulia
“. Alla fine di questa visita, ho capito che per i non vedenti questo tipo di esperienza è molto complicata perché quasi tutti musei sono pieni di barriere architettoniche che rendono difficile la strada al loro interno. (………..) Bisognerebbe abbattere tutte le barriere architettoniche perché l’arte deve essere a disposizione di tutti.
Nicola
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