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L'educazione alla pace nel pensiero di Maria Montessori

di Giuseppe Lattanzi

Direttore Scientifico del Museo “Terre di confine” di Sonnino

ex docente di Italiano e Storia del Liceo Statale “Maria Montessori”



“La pace è generalmente definita come la cessazione della guerra. Ma questo concetto, puramente negativo, non è quello della pace. Se si tiene conto soprattutto dei fini apparenti di una guerra la pace propriamente detta rappresenta piuttosto il trionfo finale e stabile. In effetti la guerra ha per scopo la conquista della terra contemporaneamente alla sottomissione dei popoli…”. Parole profetiche quelle pronunciate da Maria Montessori? In situazioni difficili come quella che stiamo vivendo si ricorre sempre alle profezie di qualcuno o di qualcuna. Ma non è il caso della dottoressa Montessori. La sua visione del mondo si fonda su principi che sono insiti nell’umanità stessa senza stereotipi o declamazioni. “Perché la storia dell'umanità ci insegna che quella che viene chiamata pace è l'adattamento forzato dei vinti ad uno stato di sottomissione reso definitivo, il vincitore afferma i suoi diritti sulla popolazione sconfitta, che si può dire rimanga vittima del disastro. Una situazione del genere, sebbene segni la fine del conflitto armato, non può tuttavia essere definita pace; al contrario, è in questo adattamento che sta il vero flagello morale.”Il punto di forza per creare un mondo di pace è il bambino o meglio, nel nostro caso, è lo studente, vale a dire l’adolescente Montessori con le sue aspirazioni di socialità e giustizia. Per intraprendere la ricostruzione dell’umanità nel significato vero della pace occorre tornare ai “neonati sociali”, coloro che sono alla ricerca della libertà nella socialità. Sono proprio gli studenti ad essere portatori del futuro e rigeneratori della società secondo il pensiero di Maria Montessori. Per lei i giovani sono il punto di partenza in un contesto formativo che liberi l’uomo dalle sue frustrazioni e non ponga limiti alle sue aspirazioni. Sembra paradossale, ma per uscire dalle guerre occorre uscire anche dall’era degli adulti. Su questo sviluppo integrale dell’uomo fonda la sua instancabile opera per la pace del mondo. Per la dottoressa di Chiaravalle questa è una scienza, un'arte, una cultura. Essa si apprende. Nella sua costruzione non c'è cosa piccola o irrilevante. Si costruisce tra donne e uomini, tra bambini e adulti, tra i bambini stessi, sia a livello della famiglia che tra le nazioni. Si basa sulla tolleranza e sulla capacità di riconoscere che l'altro è come me, è degno degli stessi riguardi, ma nello stesso tempo è radicalmente diverso. Il rispetto deve nascere nelle relazioni tra individui, tra le civiltà, tra le religioni. Per questi motivi Maria Montessori fu candidata al Premio Nobel per la pace per tre anni consecutivi: nel 1949, nel 1950 e nel 1951. A questo proposito il giornalista Vittorio Gorresio nel 1949 scriveva sul “Corriere della Sera” tenendo presente le temibili candidature concorrenti della Croce Rossa Internazionale e della Fondazione Bernadotte: “…nessuno ignora le benemerenze di queste due istituzioni. Ciò non significa, però, che esse abbiano dato un contributo alla causa della pace; anzi, ambedue presuppongono l’esistenza della guerra e vivono in funzione della guerra […]. La Montessori crea la pace”. Ma è proprio in questo che il pensiero montessoriano si separa dalle opinioni correnti: la possibilità di creare un mondo senza guerra si fonda su una rigenerazione dell’umanità ponendo al centro l’educazione alla pace che parte dalle aspirazioni del bambino e del giovane. Negli anni della fondazione della nostra scuola (il Liceo Montessori) questo tema era particolarmente sentito. La Scuola di Metodo Montessori non poteva tollerare le indicazioni che provenivano dal regime fascista. Emilio Bodrero, presidente dell’Opera Montessori, criticando ciò che la dottoressa Montessori andava affermando, scriveva: “…ci sarebbe per esempio da domandare all’oratrice se è capace di trovare o inventare un gioco per bambini che non contenga in sé l’embrione della guerra (ciò che si accerta anche nella rudimentale pedagogia degli animali) o se saprebbe togliere dalla scuola, cioè dalla natura umana, il sentimento al senso dell’emulazione, che contiene già anch’esso un principio di guerra…”. In quegli anni fu proprio questa presa di posizione che portò alla chiusura di quello che oggi è il Liceo Maria Montessori e le dimissioni della stessa Montessori dall’Opera che aveva fondato.




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