di Francesco Martiello - 3C Liceo delle Scienze Umane . opz. Economico/Sociale
“Noi suoniamo male. Non è necessario che siate bravi, basta che andiate sul palco a suonare”.
Così rispose Johnny Ramone a Paul Simonon, bassista dei Clash, durante il primo concerto dei Ramones in Inghilterra il 4 Luglio del 1976, quando Simonon gli confessò che non si esibivano sul palco perché non si sentivano abbastanza bravi.
Johnny Ramone, vero nome John William Cummings, chitarrista statunitense, fondatore, insieme con altri tre ragazzi di New York, dei Ramones, ossia l’origine, l’anno zero del genere musicale punk rock, un’estremizzazione del rock.
Essenza, schiettezza, denuncia, diversità. Sonorità grezze, distorte e povere di tecnica strumentale. Ecco cos’è il punk rock. Nasce negli USA, nei garage, come una musica di protesta contro la società del momento, contro il perbenismo, contro il mainstream.
Siamo a circa metà degli anni ’70.
Per la cronaca, i Clash, due giorni dopo, tennero il loro primo concerto.
Se i Ramones sono la prima band “ufficiale” del Punk Rock, le origini sono tuttavia da ricercarsi nelle sperimentazioni di band rock alla fine degli anni 60 ed inizio anni “70, in particolare con la band The Stooges, che all’aggressività della musica abbinavano il modo di porsi di rottura, di contrapposizione durante le esibizioni.
Negli anni ’80, si afferma negli USA anche l’Hip Hop, caratterizzato da una ritmica stilizzata che accompagna testi cantati in forma di rime senza melodie.
Sottogenere dell’ Hip Hop è la Trap, che si afferma nel corso degli anni 2000.
Il termine Trap deriva da Trap House, ovvero quegli appartamenti abbandonati in Atlanta (USA) dove gli spacciatori americani si davano appuntamento. “Sto trappando come Pablo” (Escobar) dice, infatti, Sfera Ebbasta, tra i più estremi interpreti italiani del genere troviamo i Massimo Pericolo e Speranza, nei quali testi troviamo anche elementi di dissenso politico e di denuncia sociale.
Svariate sono le similitudini tra Punk e Trap, a partire dal perseguimento della diversità, per ribellarsi ai canoni della società. Questo spirito ribelle, anche aggressivo, si può notare come primo impatto dal modo in cui si presentano e dallo stile che propongono gli artisti, che va ad influire molto sulla moda del momento.
Vediamo, però, perché sono diversi.
Partiamo dal presupposto che il Punk propone un’alternativa alla società, propone qualcosa di differente, ma indipendente. Si fonda sull’anarchismo, quindi è contro ogni forma di controllo sulla società.
La Trap, invece, esalta gli istinti, dal sesso alla droga, dai soldi ai lussi di ogni tipo, trascurando ogni valore. “Sto studiando medicina| La mia tipa conta i soldi | dice che sono 4L [four life / per sempre] | Perché sa che muovo armi e droga”. È così che il trapper Sapobully ci fornisce una definizione piuttosto chiara della Trap. Proprio per questo la Trap è un genere nichilista, cioè scettico verso ogni valore morale e non propone un’alternativa alla società odierna. Anzi, ne insegue i disvalori.
Un’altra palese differenza è l’utilizzo degli strumenti musicali. Il punk si concentra sulla chitarra elettrica, basso, batteria ed una voce pura. La base della musica Trap si crea grazie alla consolle e alle campionature elettroniche.
La voce subisce una forte modifica per l’autotune.
Metafore, similitudini, citazioni di ogni tipo di droga o farmaco ed il costante utilizzo dello slang giovanile costituiscono i testi Trap. “Per la tua tipa sono benzodiazepina” dice Taxi B.
Frequenti sono le frasi rivolte alle “tipe”, che non vengono descritte esattamente come la Laura di Petrarca, anzi, vengono trasformate in veri e propri oggetti sessuali. “Io ne cambio cinque a sera, questa è a mia qualità”, ci racconta Boro Boro. “Baby, baby, baby, mi fai più dell’alcool, mi fai più della weed” (Sfera Ebbasta).
Il mezzo che utilizzava il Punk per affermarsi e per farsi conoscere erano la presenza provocatoria nelle strade e nelle piazze. La Trap, invece, sfrutta le piazze virtuali, come Instagram e Youtube.
In realtà, in alcuni casi si può dire che la Trap un valore lo mostri. La fratellanza. L’aiuto reciproco, soprattutto nelle situazioni estreme, sempre però a sfondo violento. “Non toccare me e la mia famiglia” ringhia Capo Plaza.
La Trap, tuttavia, non è solo celebrazione di valori negativi. Come ogni forma d’arte, ci dice qualcosa della società. In particolare la Trap è una fotografia del nostro momento storico e racconta senza troppi filtri alcuni aspetti di un certo mondo giovanile. Non solo: spessissimo, quasi sempre, i cantanti Trap descrivono nelle loro canzoni anche i disagi che hanno dovuto affrontare. Molti di loro hanno storie difficili e passati complicati. Spiegano che la musica li ha aiutati a lasciare indietro i loro problemi e proprio per questo tutti i riferimenti ai soldi, ai vestiti firmati, ai gioielli non sono mera e vile ostentazione della propria fortuna, ma al contrario, dimostrazione di una personale rivincita sulle difficoltà e un riscatto sociale.
Le relazioni con le “tipe” sono anch’esse un mezzo per dimostrare la propria affermazione e il proprio successo in ogni campo. Attraverso la celebrazione delle loro conquiste sentimentali, esaltano anche le loro conquiste sociali.
Tutto chiaro, dunque? Forse.
Almeno Sfera Ebbasta una certezza ce l’ha:
“Oggi ho scritto una canzone, si quella è per sempre”.
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