Racconto n.18
- AC Scuola Montessori APS
- 30 mar 2023
- Tempo di lettura: 3 min
di Jacopo Bologni
3D Liceo Scientifico opzione Scienze Applicate.
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Sono stanco di scappare e, del resto, è del tutto inutile. So bene che, ovunque vada, non avrò scampo. Non c’è alcun modo di sfuggire alla creatura che tra poco mi raggiungerà.
Inutile chiedere aiuto. Nessuno può vedere il mostro che tra poche ore mi ucciderà; nessuno può sentire le sua terrificanti urla, fatta eccezione per gli sventurati che, come il sottoscritto, sono destinati ad essere le sue vittime”.
Tutto ebbe inizio il giorno della luna piena. Una giornata, in apparenza, come le altre. Io e Giovanni, un mio caro amico,eravamo insieme al ruscello e ci stavamo divertendo, ma io all’improvviso inizia ad avere degli strani presentimenti, avvertivo una strana presenza: qualcosa o qualcuno mi osservava dal bosco.
Tornai a casa, il sentiero era molto lungo e tenebroso, si sentivano rumori di foglie e rametti di alberi secchi sotto i miei piedi.
Arrivato a casa mi chiusi subito dentro, sperando che lo spione del bosco non avesse deciso di seguirmi, e invece…
Sposto lentamente le tendine della piccola finestra che dà sulla cucina e da lontano vedo due occhi piccoli diventare sempre più rossi e più grandi. All’improvviso i miei timpani iniziano a fischiare, mi porto subito le mani alle orecchie ma non riesco a fermare il dolore e il fastidio che sento. Il mostro aveva iniziato a urlare e le mie gambe a tremare.
Apro la porta e corro, corro il più veloce che posso, le gambe non sono più collegate al cervello, vanno veloci come non hanno mai fatto, il cuore batte veloce, il petto mi fa male, ma io devo scappare perché il mostro è alle mie calcagna e potrebbe raggiungermi da un momento all’altro.
Mi ritrovo per terra, penso di essere svenuto, mi controllo il corpo con la paura che quella cosa o persona mi abbia ferito e invece no, sono ancora tutto intero, mi alzo, perlustro la zona, ed eccolo la è arrivato, le orecchie ricominciarono a fischiare, il suono è troppo forte, so che questo è il mio ultimo giorno di vita, mi faccio forte e lo affronto...cammino verso di lui e all’improvviso sparisce, io tiro un sospiro di sollievo, ma ho sperato troppo presto perché, ad un tratto, sento una fitta dietro la nuca ed una nebbia densa mi rapisce.
Mi sveglio di soprassalto e mi ritrovo dentro una grotta buia piena di pipistrelli, i miei occhi mettono a fuoco la figura, è veramente un mostro, si avvicina il suo tanfo è forte, la sua fronte è piena di pustole, le sue mani hanno tre dita, l’altezza è innaturale ma c’è qualcosa in lui che riconosco, i suoi occhi, è proprio lui Giovanni, il mio amico d’infanzia, l’amico con cui ogni giorno giocavo al ruscello, l’amico di una vita.
Prende un machete mi colpisce la gamba, io urlo ma nessuno mi sente, mi sento svenire, prendo un tronco e lo colpisco, ma lui non cade, mi prende per la testa ma io lo colpisco, lotto con tutte le mie forze, ma lui è forte, non molla, urla, le orecchie mi fanno malissimo, lo attacco ma scivolo, riesco a prendere il machete e poi...
Mi risveglio in ospedale non so che fine ha fatto Giovanni, non so dove sia, non so se sia vivo ma so soltanto che non mi dimenticherò mai più di lui, mi ha portato via una gamba e un braccio e io so soltanto che lo troverò e lo ucciderò.
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