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  • AC Scuola Montessori APS

Un Commissario

di Agostino Bistarelli

membro Consiglio Direttivo AC Scuola Montessori APS

docente di Storia e Filosofia presso il Liceo Statale "Maria Montessori"


Presentiamo, senza pretese sociologiche o statistiche, tre punti di vista sugli esami, uno per ciascuna componente


D. Hai fatto parte delle commissioni anche negli anni scorsi: quali sono le maggiori differenze con quest'anno?

La differenza principale riguarda senz'altro la reintroduzione degli scritti, soprattutto rispetto alle ultime due sessioni di esame in era covid. Un'altra novità è il materiale a sorpresa per il colloquio, che comunque ha il suo precedente nella scelta delle tre buste dell'esame svoltosi nell'anno scolastico 2018/19.


D. Le griglie di valutazione predisposte nazionalmente sono state un vantaggio o hanno irrigidito il lavoro di valutazione?


In generale, credo che le griglie di valutazione non servano a nulla per valutare uno studente e rappresentino solo la punta dell'iceberg della bulimia valutativa che da anni sta divorando la scuola dall'interno. Le griglie non sono altro che un concentrato di giudizi standard, che aspirano a una presunta oggettività, mentre non raccolgono altro che una serie di indicatori tanto verbosi quanto vuoti di un reale significato in termini di giudizio di un compito o di un'interrogazione. La loro vuotezza è dimostrata dal fatto che, là dove serve, si adattano i voti dei singoli indicatori al voto complessivo che si ha già in mente e che si basa non sulla somma asettica di indicatori pensati da qualche burocrate ministeriale, ma che nasce dall'unica vera fonte di valutazione dei nostri studenti: le impressioni e idee del momento, che sono e rimangono irrimediabilmente soggettive e che è nostro dovere formulare mantenendoci per quanto ci è possibile a un livello di distacco e oggettività.


D. Pensi che questo sia stato un esame adeguato alle condizioni in cui gli studenti si sono trovati dopo questi anni di emergenza sanitaria?


Non penso che questo sia stato un esame adeguato alle condizioni attuali degli studenti, considerando che le quinte di quest'anno hanno fatto il terzo anno per metà in lockdown totale e i successivi due anni in stato di emergenza. Quindi, l'ultima cosa di cui i nostri studenti avevano bisogno era un orale basato su un documento a sorpresa, che ha rappresentato solo un inutile, ulteriore motivo di ansia, e una seconda prova di indirizzo, dopo che per quasi tre anni non avevano quasi mai fatto prove scritte. Avrei comunque inserito il tema, ma non con tutte le tipologie precovid, perché anche in questo caso gli studenti non avevano avuto modo di esercitarsi adeguatamente. Considerando, da ultimo, che le nuove indicazioni sull'esame di stato sono state comunicate oltre la metà dell'anno scolastico, possiamo immaginare l'impatto che tutto questo ha avuto sulla psiche dei ragazzi, già fortemente provata da quasi tre anni di pandemia.

D. Come hai trovato i candidati? Che riflessione puoi fare sul modo in cui hanno affrontato la prova?


Ho trovato i ragazzi mediamente preparati, concentrati e coinvolti, dimostrando così una grande forza di volontà di reagire alle difficili condizioni in cui hanno vissuto non solo gli ultimi anni di scuola, ma anche gli ultimi tre anni di un'età che comunque non potranno più rivivere e che, volenti o nolenti, stanno lasciando per avviarsi verso l'età adulta.

Rispetto al modo in cui hanno affrontato la prova, ho notato che generalmente, almeno stando alla mia esperienza, per costruire il percorso basato sul materiale ricevuto non hanno potuto far altro che basarsi sulle conoscenze acquisite durante lo studio e i contenuti appresi. E proprio coloro che avevano più conoscenze e contenuti sono andati meglio di altri. E questa è forse l'unica buona notizia che viene da questi esami per chi lavora a scuola: nonostante anni di retorica e corsi su competenze e soft skills, il percorso educativo di uno studente si fonda ancora saldamente sulle conoscenze e sui contenuti, senza i quali le competenze rimangono una chiacchiera vuota e insignificante. Sarebbe bello che ce ne ricordassimo dal prossimo anno, magari aprendo una seria riflessione sull'insensato strapotere di test e invalsi, i cui risultati forse sono buoni per riempire inutili analisi giornalistiche sulla scuola, ma di fatto levano tempo ed energie preziose a chi crede che insegnare sia innanzitutto e perlopiù trasmissione di conoscenze concrete, reali e storicamente date, che sole permettono di riflettere, argomentare, discutere.



Nicola Zippel:

Insegno storia e filosofia al Liceo Montessori dall'anno scolastico 2019/20, oltre all'insegnamento liceale svolgo da vent'anni un laboratorio di filosofia nelle scuole elementari e, ogni tanto, pubblico qualche libro sulla filosofia.

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