DAL DDT ALLE MICROPLASTICHE: CHI HA ASCOLTATO RACHEL CARSON?
- AC Scuola Montessori APS
- 13 apr
- Tempo di lettura: 3 min
di Cravagno Alice, Lattanzi Gloria, Majoli Dimitry e Troìa Aurora
studenti del corso di “Chimica ambientale”
"Un contadino un poco ignorante
spruzzò il veleno sopra le piante.
Dodici grilli, la cosa è accertata,
fecer merenda con l’insalata,
sei topolini mangiaron gli insetti
di quel veleno rimangono infetti.
Con il veleno dei topi inghiottiti
i tre serpenti ora son farciti.
Dodici dosi di veleno mortale
possono far fuori qualunque animale,
chi ci rimette le penne è il falcone
che con le serpi ci fa colazione.
Questa storiella vi spiega perché
di falchi nel cielo più non ce n’è".
(Gianni Rodari sulla biomagnificazione)
In questo articolo si cerca di spiegare come ogni gesto, anche il più banale, possa innescare effetti inaspettati, il cosiddetto “effetto farfalla”: semplici azioni, enormi conseguenze, che rischiano di compromettere irreparabilmente il nostro Pianeta.
Introduzione: caratteristiche e dinamiche degli ecosistemi
Un ecosistema è l’insieme di fattori biotici (viventi) e fattori abiotici (non viventi) di uno stesso ambiente che interagiscono tra loro in un delicato equilibrio. Il funzionamento di un ecosistema è basato su una serie di reazioni biochimiche che permettono il passaggio di materia ed energia. Alla base di tutto c’è la reazione di fotosintesi clorofilliana attraverso la quale i vegetali, utilizzando l’energia solare, producono sostanze organiche a partire da acqua ed anidride carbonica. Successivamente, tali sostanze vengono assimilate dagli erbivori, i quali sono consumati dai carnivori e da carnivori di carnivori. Il ciclo si ripete e si chiude grazie ai decompositori che, utilizzando la sostanza organica morta, immettono nuovamente nel sistema sali minerali, poi riutilizzati dai vegetali. In questo modo e in milioni di anni, si instaura una rete di relazioni che si intreccia continuamente. Tale rete è soggetta a un delicatissimo equilibrio che l’uomo, con le sue azioni più sconsiderate, è in grado di intaccare.
Questo articolo ha come obiettivo quello di far riflettere il lettore sulle scelte che l’uomo compie quotidianamente quando si pone al centro del pianeta, in un’ottica di sfruttamento delle risorse, piuttosto che di un loro sostenibile utilizzo.
Rottura degli equilibri: DDT e pesticidi
Il numero sempre crescente di individui su questo pianeta e l’esigenza di soddisfare i bisogni nutritivi di ognuno, ha portato l’uomo ad aumentare la produttività in diversi settori tra cui l’agricoltura. Già nel secondo dopoguerra, massiccio fu l’uso di pesticidi al fine di avere raccolti sempre più rigogliosi e abbondanti e, in quello stesso periodo, cruciale fu la scoperta di una sostanza apparentemente miracolosa: il DDT. Cosa è meglio di un unico prodotto che stermini gli insetti responsabili di malattie quali tifo, febbre gialla o malaria e nel frattempo protegga gli alberi, le colture agricole e le derrate alimentari? A quel punto, il suo utilizzo fu spropositato. L’uso di sostanze chimiche però, come spesso accade, determinò la necessità di utilizzare dosi sempre maggiori, favorendo lo sviluppo di specie parassite resistenti a questo micidiale insetticida.
Se apparentemente il DDT sembrava essere una sostanza miracolosa e innocua per gli organismi, fu presto chiaro a una lungimirante biologa che le cose non stavano proprio così. Infatti, il composto a causa della bassa reattività alla luce e alle altre sostanze, si degrada molto lentamente e persiste nel suolo per molti anni, diffondendosi a lunga distanza per via aerea. Inoltre, essendo caratterizzato da una molecola apolare, insolubile in acqua ma solubile nei grassi, esso si accumula nei tessuti adiposi degli animali e la sua concentrazione aumenta con il procedere della catena alimentare (vedi box). Queste furono le conclusioni a cui giunse la scienziata e scrittrice Rachel Carson grazie a una spiccata sensibilità verso la natura e a numerose ricerche da lei svolte. Nel suo saggio più famoso ‘Silent Spring’, pubblicato nel 1962, la biologa denunciò proprio gli effetti dannosi dei pesticidi chimici sull'ambiente e sulla salute umana, rivelando i rischi che incautamente si corrono se si è a lungo esposti ad essi. Eppure, nonostante il suo allarme, gli interessi dell’industria chimica erano troppo alti per accogliere la critica.
Se una parte del mondo scientifico la accusò di limitare il progresso e non favorire la crescita economica, un’altra parte però si avvicinò alla sua visione delle cose, prendendo sempre più in considerazione le sue idee. Così, i dubbi nati grazie agli studi scientifici e l’aumento delle campagne ambientaliste furono fattori idonei a limitare la diffusione del DDT, il cui uso venne abolito già dal 1978.
E oggi? Ricordiamo ancora quegli insegnamenti? Cosa stiamo facendo per limitare i danni al nostro Pianeta?

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