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Donne, scienze e noi

Elisa Nocerino, Ludovica De Santis, Jhilik Vari

4B Liceo Linguistico




Venerdì 22 settembre 2023, Raffaella Schneider, una docente dell'Università La Sapienza, che si occupa di astrofisica e in particolare studia come si evolvono i buchi neri, ha tenuto una conferenza sul tema “Donne e scienza”, a cui hanno partecipato alcune classi della scuola, tra cui la nostra. 

La piattaforma "Donne nella scienza" nasce nel 2012 grazie al contributo del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Tale piattaforma è dedicata ad alcune donne, soprattutto italiane, che si sono distinte in ambito scientifico e tecnologico, dall’antichità fino al giorno d’oggi e ha il fine di sensibilizzare tutti a proporre una scienza libera dagli stereotipi di genere. La professoressa ha iniziato infatti affermando che nella sua classe universitaria c'è un numero maggiore di maschi rispetto a quello delle femmine e ha spiegato, grazie anche all'aiuto di alcuni grafici, il motivo di questo fenomeno che non si presenta solo tra i suoi alunni. 

Se prendiamo in considerazione la popolazione studentesca al momento dell'iscrizione all'università, vediamo verificarsi il fenomeno della "segregazione verticale": inizialmente il numero di ragazze è maggiore rispetto a quello dei ragazzi, ma successivamente si può notare come le cose cambino, avviene quindi un andamento a forbice, ovvero il numero degli uomini diventa maggiore rispetto a quello delle donne al momento dell'ingresso nella carriera accademica. 

Con particolare riferimento, poi, alle materie STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica) non avviene nemmeno l’andamento a forbice: infatti fin dal momento dell'iscrizione il numero dei ragazzi è sempre maggiore rispetto a quello delle ragazze. 

Ma il divario non si ferma qui: a livello generale, guardando alla retribuzione in Italia, si può osservare che gli uomini guadagnano di più rispetto alle donne. Uno dei motivi può essere rintracciato nel fatto che chiunque abbia una laurea in materie STEM, ha una retribuzione più alta. Questo tema è così importante che le Nazioni Unite hanno deciso di dedicare un giorno, l'11 febbraio, per promuovere delle iniziative volte a ottenere un accesso paritario alla scienza per le donne.

Questo accesso paritario non c’è a causa degli stereotipi.

Al contrario di quanto aveva affermato nel 2004 il rettore dell'Università di Harvard, Lawrence Summers, che attribuiva questa disparità a un fattore biologico, alcuni studi hanno smentito la sua teoria dimostrando che questo divario è dovuto ad alcuni stereotipi duri a morire. Questi studi infatti affermano che generalmente l'uomo viene associato alle materie tecnico-scientifiche e la donna a quelle umanistico-letterarie: il Project Implicit che è un test che misura l'inconscio di tutti noi elaborato dalla Università di Harvard ha confermato questi stereotipi. Per inciso, a causa delle polemiche seguite alle sue affermazioni ritenute sessiste, Summers si è poi dimesso dal ruolo di rettore.

Gli stereotipi di genere relativi allo studio iniziano già dalle elementari, con quei testi scolastici che identificano nell'uomo la forza, il coraggio e la determinazione e nella donna la vanità, l'emotività e la fragilità. Per capire da che età i pregiudizi iniziano a segnare ognuno di noi, sono stati realizzati alcuni esperimenti come Like a Girl, progetto della compagnia Always, che mostra come le mimiche facciali, i comportamenti e la gestualità degli adolescenti e delle adolescenti siano fortemente differenziate per genere ma diverse rispetto a quelli dei più piccoli che sono più spontanei e meno caratterizzati in base al genere.

Un’altra ricerca che è stata presentata dalla professoressa Schneider prevedeva un esperimento per il quale hanno chiesto a bambini e bambine di disegnare chi per loro rappresenta la scienza, anche in questo caso si nota come le bambine siano più libere e disegnino spesso donne scienziate rispetto alle ragazze più grandi che in maggioranza rappresentano lo scienziato come un maschio dai capelli bianchi. Queste ricerche hanno dimostrato quindi che occorre intervenire molto precocemente con iniziative volte a far maturare la consapevolezza che ogni professione è adatta sia al genere maschile che a quello femminile, eliminando del tutto le disparità di genere. Raffaella Schneider ci ha così presentato anche il progetto Prise che ha proprio l'obiettivo di avvicinare le ragazze alle materie scientifiche.

Per risolvere il problema bisogna parlare e far capire alle bambine che anche loro possono essere smart al contrario di quello che molte credono, avendo poca fiducia in se stesse quando si parla per esempio di fisica o di risolvere dei problemi di matematica. Difatti esistono grandi scienziate come, per esempio, Donna Stricklande, Andrea Ghez e Anne L'Huillier che hanno vinto il Nobel per la fisica, la prima nel 2018, la seconda nel 2020, la terza nel 2023 dopo Marie Curie che era stata la prima nella storia nel 1903. 

Uscendo dalla conferenza, abbiamo discusso tra noi perché l’incontro era stato molto interessante: anche noi abbiamo infatti riscontrato questi pregiudizi nella nostra vita e perfino nella nostra generazione, infatti spesso tra i ragazzi si fanno battute sul fatto che le ragazze non sanno fare i calcoli e in molte delle nostre famiglie dell’economia si occupano i padri.

Infine, ovviamente questa conferenza ci ha fatto riflettere sulle nostre future scelte universitarie. 

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