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Il sito di Piana del Lago. Intervista a Vincent Jolivet

di Agostino Bistarelli

membro Consiglio Direttivo AC Scuola Montessori APS

docente di Storia e Filosofia presso il Liceo Statale "Maria Montessori"


Lo scavo

Sulla sponda meridionale del lago di Bolsena (Montefiascone, VT), il sito di Piana del Lago è stato messo in luce in occasione dei lavori di costruzione del depuratore del lago nel 1987.

Scavato dalla Soprintendenza Archeologia dell'Etruria Meridionale tra il 1988 e il 2005, il sito è stato interpretato come un “piccolo santuario di campagna”, caratterizzato da un portico parallelo alla riva del lago di lunghezza m 60, per una larghezza di m 18, che racchiude diverse strutture di natura prevalentemente sacra - due templi, altari - in pietra locale, per una superficie totale esplorata di circa 1300 metri quadrati. Nello stato attuale delle nostre conoscenze, dopo una frequentazione attestata da cocci di ceramica della prima età del Ferro, il sito presenterebbe almeno due maggiori fasi di vita: una fondazione intorno al 500 a.C. ed una ristrutturazione nei III e II sec. a.C., contesto da cui proviene la maggiore quantità del materiale, prima dell'abbandono completo del santuario nella prima età imperiale.


Sito in posizione di frontiera, al contatto tra i territori di Orvieto e di Tarquinia, il sito occupa una situazione strategica anche grazie alla sua vicinanza al lago e al fiume Marta, che mettono in relazione la facciata tirrenica del Mediterraneo con l'entroterra. La natura precisa del culto, in assenza di ogni dedica, rimane ignota. Il materiale raccolto nei primi scavi, piuttosto abbondante e diversificato, evoca la sfera cultuale: capitelli, elementi architettonici (tegole dipinte, antefisse), ex voto anatomici (braccia, piedi, cuori, uteri) e teste fittili (velate o no), lastre di rivestimento, ciotole miniaturistiche tra le quali parecchie iscritte, monete, bronzetti a figura umana o animale, ceramica…

Gli abbiamo posto alcune domande.


Come sei diventato archeologo?

Tramite lo studio della letteratura latina e greca, con il desiderio di avere un contatto più diretto con le civiltà sparite del bacino mediterraneo.


Qual è l'esperienza più bella che hai fatto?

Difficile da dire... le più belle sono i cantieri con molti giovani che s'interessano al lavoro di scavo e condividono felicemente l'esperienza insieme. Ma non sempre funziona.


Consiglieresti questa strada agli alunni di un liceo?

Solo se sono veramente appassionati, visto che si incontrano tante difficoltà per trovare un lavoro stabile nel campo, e che non si diventa mai ricchi con gli scavi.


Quali sono i punti critici da affrontare e quali i punti di forza?

L'esito degli scavi è incerto, il lavoro di terreno pesante, il lavoro di studio del materiale molto lungo.

Le scoperte, fatte sia sul terreno che nel corso dello studio del materiale, che ci insegnano cose nuove sul passato, talvolta di completare o di rettificare le fonti antiche; il lavoro di gruppo, quando funziona.



Chi volesse visitare il sito può prenotarsi all’indirizzo mail vincent_jolivet@libero.it




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