di Paolo Carelli
2D Liceo Scientifico opzione Scienze Applicate
Nella società di oggi, sempre più veloce e ricca di stimoli, la centralità della scuola e più in generale del sistema di istruzione sta lentamente, ma inesorabilmente scemando, non riuscendo più a rappresentare un punto di riferimento per milioni di ragazzi.
I motivi di questo fenomeno sono molteplici, uno dei quali la tendenza ormai visibile di trasmettere una cultura e un’educazione che i ragazzi adolescenti percepiscono come distante anni luce dalla loro quotidianità.
L’obiettivo comune dovrebbe essere quello di allontanarsi da questa “cultura libresca”, spesso tediosa e seccante, al fine di rendere l’apprendimento più attivo e consapevole.
Tutti questi bei propositi sono però in contrasto con l’educazione di base, le radici da cui tutto il processo dovrebbe iniziare. Queste radici, tuttavia, non sono state irrorate a sufficienza dei genitori, disposti a sorvolare sulla maleducazione e l’arroganza dei figli pur di essere ascoltati da questi ultimi.
L’importanza dell’educazione è descritta in modo molto preciso da J. Delors nel libro “Nell’educazione di un tesoro”: “[…] essa deve dare la possibilità a tutti gli individui umani, senza eccezione, di prendere in mano il proprio destino in modo tale da poter contribuire al progresso della società in cui vivono”.
A questa definizione si potrebbe aggiungere la capacità dell’educazione di permettere a ciascuno di formare un proprio parere su diverse tematiche, sviluppando un pensiero critico necessario nella vita di tutti i giorni.
Tornando al ruolo della scuola nel processo di formazione degli studenti, essa può contribuire allo sviluppo di relazioni interpersonali tra gli alunni guidando l’evoluzione di questi legami attraverso viaggi di istruzione, attività di gruppo o di laboratorio; tutto ciò che necessita di cooperazione e fiducia nei compagni per giungere all’obiettivo.
Sempre nel libro di Delors, troviamo un passo molto interessante che riprende questa considerazione sostenendo che l’educazione debba fornire agli studenti “[…] un passaporto per la vita che consenta loro di capire meglio sé stessi e gli altri, e di partecipare così all’azione comune e alla vita della società”.
Ora concentriamoci sul significato della parola “educazione” – dal latino ex-ducere, come sottolinea M. Bernardi nel saggio “Gli imperfetti genitori” – che, spesso, è sminuito al mero significato, ad esempio, di non mangiare con la bocca aperta, del dare del lei a persone più grandi, etc.
La realtà tuttavia ci dimostra che è molto di più e ne esistono di diversi tipi: l’educazione finanziaria, sessuale e tecnologica, importanti tanto quanto quella descritta nel galateo. La scuola dovrebbe certamente migliorare in questo aspetto, magari promuovendo corsi extra-curriculari per dare agli studenti maggiori conoscenze su temi che prima o poi si troveranno ad affrontare.
Prendiamo per esempio un ragazzo che, finita la scuola, non ha alcuna voglia di frequentare l’università né tantomeno ha la possibilità di inserirsi in un’azienda di famiglia e si trova quindi ad avviare una piccola attività, una start-up, come viene definita oggi. Alla fine dell’anno questo ragazzo sarà abbastanza in gamba da pagare le tasse, da mantenere i bilanci e i fatturati in regola? Magari sì, ma sarebbe costretto a spendere migliaia di euro per un professionista in quel campo; perché allora non fornire una base primordiale fin dai banchi di scuola?
In questo testo, la parola “base” è stata nominata due volte, perché l’educazione è proprio questo: una base da cui si sviluppano le idee e i ragionamenti di una persona, una “competenza”, se così la vogliamo definire, necessaria nella vita.
A mio parere, l’educazione è un mix tra genitori, influenze esterne, carattere e scuola, con responsabilità divise equamente in parti uguali. L’unico compito dell’istruzione è far convivere le persone all’interno di un ecosistema che oggi è la classe, domani un ufficio di lavoro e magari una famiglia, sempre rispettando gli altri e le loro idee.
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