di Agostino Bistarelli
membro Consiglio Direttivo AC Scuola Montessori APS
docente di Storia e Filosofia presso il Liceo Statale "Maria Montessori"
“s. m. Singolo elemento di una cultura o di un sistema di comportamento, replicabile e trasmissibile per imitazione da un individuo a un altro o da uno strumento di comunicazione ed espressione a un altro (giornale, libro, pellicola cinematografica, sito internet, ecc.).”
E’ la definizione di meme fornita dalla Treccani. Ed è chiaro che il web è il luogo ideale per questa replicabilità, i messaggi che suscitano emozioni divengono virali, per usare un termine appropriato al contesto. Il termine inglese, derivato dal greco mímēma , imitazione, venne usato per indicare una informazione replicabile in ambito scientifico, precisamente dal biologo Dawkins nel 1976, per poi diffondersi nella rete, secondo un processo molto comune che porta un fenomeno particolare ad acquisire una carattere di massa, passando da una comunità ad un’altra e ogni volta modificando o ricalcando il significato originario. Nei social network così unire immagini e didascalie, consapevolmente o meno che sia l’accostamento delle unità semantiche, è divenuto lo strumento della comunicazione ironica, a volte sarcastica. In ogni chat che frequentiamo troviamo esempi del fenomeno. In un saggio uscito cinque anni fa, La guerra dei meme. Fenomenologia di uno scherzo infinito, Alessandro Lolli ne spiegava l’origine come comunicazione anonima e in comunità chiuse e che solo in un secondo momento diviene fenomeno di massa facendo addirittura concorrenza agli emoticons come intervento individuale in una conversazione in linea.
Ma questo linguaggio può essere usato anche per la didattica. Proprio Lolli ricordava che l’età media del creatore di meme era tra i trenta e i quarant’anni, quindi contigua sia a quella dei docenti che a quella degli studenti: uno strumento da condividere per organizzare attività laboratoriali. Che è stato utilizzato nel periodo della didattica a distanza ma che è altrettanto utile, e forse di più, anche per quella in presenza. Questo perché la gran parte dei nostri studenti sa cos’è un meme ma non li crea, limitandosi a farli girare o a scrivere su una immagine con Instagram. Fuori dal campo della didattica questo non sarebbe un problema, lo diviene se invece non esprime creatività, non risponde alla necessità di comprensione e spiegazione del problema, nel caso specifico storiografico. Ma analogo discorso per ogni disciplina (due esempi, diversissimi tra loro, si possono trovare a LA DIDATTICA CON I MEME: FISICA E CLIL – Liceo "Carolina Poerio" (liceopoerio.it) e 10 ideias de Memes de Física | piadas inteligentes, piadas, engraçado (pinterest.it)).
Quelli che presento in queste pagine sono alcuni meme creati nelle mie classi al termine dell’unità didattica sulla Prima guerra mondiale. Hanno colto le gerarchie del problema, gli elementi di sintesi degli avvenimenti, ma ci forniscono anche informazioni sul senso comune relativo a quel periodo: e questo magari ci aiuta a rimodulare le nostre lezioni e il modo di valutare che necessariamente deve tener presente competenze e conoscenze diversificate.
La Biblioteca Nazionale dei Paesi Bassi ha promosso un utilissimo strumento: Medieval Memes, un sito che contiene una collezione di immagini che possono collegarsi all’archivio dei codici miniati della biblioteca. In questo modo di possono fare ricerche sempre più elaborate oppure limitarsi alla selezione di immagini. Ma il sito permette anche l’interattività, dando modo di personalizzare la scelta dell’immagine, che viene anche inquadrata storicamente o descritta come fonte e nei i dettagli.
Spunti per la didattica sul medioevo con questi strumenti anche in italiano su MEME-nto mori (padlet.com)
Repertori che forniscono anche informazioni sulla storia del singolo meme: KnowYourMeme, Encyclopædia Dramatica e Memebase
Strumenti per creare meme: animare gif con giphy, il software libero imgflip, [Imgflip - Create and Share Awesome Images], oppure Meme Generator
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